OLTRE LA MATERIA presenta Valerio CREMOLINI Mi trattengo a dovere
Valerio Cremolini
Versi liberi dedicati a Gloria Augello, Alfredo Coquio, Angiolo Delsanto, Angiolo Del Santo, Fabrizio Mismas, Maria Luisa Petri, Maria Rosa Taliercio, Rosa Maria Santarelli in occasione della mostra “Oltre la materia”, promossa dall’Unione Cattolica Artisti Italiani della Spezia ed inaugurata presso il Circolo Culturale “A. Del Santo” Venerdì 5 aprile 2019.
Forme finite e infinite
Prologo Cauto, mi affido
all’alta voce della poesia
per riverire, chiamo tutti,
amichevolmente per nome,
Gloria e Alfredo,
Angiolo e Fabrizio,
Maria Luisa, Maria Rosa e Rosa Maria.
Con la mente intravedo
i primi sussulti
di ispirati concepimenti.
In origine,
come la maternità,
esempio forse audace,
avranno avvertito
ansia e diletto.
Offerti ai nostri sguardi
invocano
silenti colloqui,
prima avviati
con gl’ingegnosi artefici.
Mi assegno familiarità
con giovani e remote materie,
passate da mani esperte
per mutarsi in disuguali forme
in nome della bellezza.
Tra enigmi e verità
risuona in esse
il miracolo dell’arte,
da millenni mai caduco
per l’immortalità
di pagine d’inaudita grandezza,
immuni dal declino.
Gloria Augello
Rossiccia, gentile, malleabile,
è la cedevole argilla
prediletta da Gloria Augello
per generare
forme che si mutano in sculture.
La comune volontà
sancisce durature
intese,
liberando rotondità
e asprezze.
Rifuggono al precario estetismo,
ascritte alla progenie
della feconda alleanza
fra immaginazione e realtà.
Un rilassato volto di donna
s’interroga, forse, sulla vita,
al pari della più pensierosa
celata dall’abbondante chioma.
insidiata dal subdolo serpente.
Il peccato è in agguato
Angiolo Del Santo
Che dire di Delsanto,
custode di memorie familiari
senza impari?
La mente lanciata
tra i segreti dell’universo
suggella elaborate sintesi
rette dal perenne raffronto
fra l’essere e l’Assoluto.
Si è obbligati
a uscirne sedotti,
non sfuggendo
lo scorrere incontenibile
del mondo delle idee.
Palese
la pregnante spinta
a travalicare barriere
per conquistare l’originalità
nel solco della complessità.
Fabrizio MISMAS
Rigoroso adepto
dell’arte del plasmare,
Mismas
gode attimo per attimo,
con genuino stupore,
l’accorto irrompere
di sculture e sculture.
Poco importa
se sacre o profane.
Come la più numerosa figliolanza
hanno nomi, personalità,
non fatue aspirazioni.
Scandite da pieni e vuoti,
incrociano dinamismo,
ritmo, lampi emotivi,
finanche, garbata sensualità.
Trapassate da complici soffi celesti,
recano piacere, meraviglia,
fascino imperituro.
Alfredo COQUIO
Assiepato da mille interrogativi
già nell’insidioso abbozzo,
risoluto nel rimuovere
dall’ostile pietra
l’inutile superfluo,
Coquio,
ligio al fertile raffronto
fra antico e moderno,
dà seguito al farsi
delle silenti figure
riposte in embrione
nel protettivo cuore.
Avverso all’imitazione,
pago degli eloquenti esiti,
accarezza amabilmente
le mai solinghe creature
dalla inattesa levità.
Non sorprende che celebrino
l’invincibile forza dell’amore.
M.Luisa PETRI
Effonde colori leggiadri
la palpitante, giovanile galleria
di Maria Luisa Petri.
Con frutta e fiori,
mandole e sax,
gli allegri Wendy e Peter
si erge
l’accogliente Cristo
che ci vuole bambini,
esemplari in sorridente purezza.
Traspare evidente,
l’assenso è sincero,
l’ambìto approdo
a lidi di ricerca
animata da temi
spigliati e senza vincoli
Rosa SANTARELLI
Mai, un giorno,
avrei vagheggiato
Tiresia tra di noi.
Mi difetta veder distante,
diversamente
dall’indovino tebano,
ferito dalla cecità,
obbligato ad essere
uomo, donna
e ancora, uomo.
Lo ha qui condotto
nell’ambigua sembianza,
Rosa Maria Santarelli,
saggiamente modellato
in velata creta,
esprimendo con sagacia
l’identità plurima
del leggendario veggente
dalla lunga e tormentata vita.
M.Rosa TALIERCIO
Con tocchi di classe
di Maria Rosa Taliercio
la pittura,
sorella della scultura,
corona l’esposizione.
Mani lievi
ornano piatti e vasi,
ricchi di gustose raffinatezze.
Pacate cromie
custodite nella tersa tavolozza
avvolgono linee eleganti.
Momenti di piacevole svago
assaporano le figure danzanti,
create
dalla felice contiguità
fra il bianco e il nero.
Punto di forza
della pregevole opera,
che richiama la bellezza
da non negare alla quotidianità.
Epilogo Ho prediletto parole amiche
per dire di voi artisti,
chiamati
a soddisfare il “nobile ministero”
ricevuto in dono.
Tra di noi
non gravita
conquistare misera gloria
né vacui profitti.
Ci unisce l’esser grati
per la simile vocazione
ad amare
lo splendore dell’universo,
ad esplorare
oltre la materia
per godere lo spazio sconfinato
dell’invisibile
attraversato senza sosta
dal “divino soffio dello Spirito creatore”.
Non siamo, dunque, soli
nel dare ragione e luce
in forme finite e infinite
al bene e al bello.
Valerio P. Cremolini