" REALTA' E IMMAGINAZIONE" presentazione di Valerio Paolo CREMOLINI


Dialogo fra realtà e immaginazione
Ho anteposto la parola dialogo a questi estesi ambiti che largo spazio hanno da secoli, senza alcuna conflittualità, nell’espressività artistica manifestata in innumerevoli forme. Tale convivenza, infatti. assapora spesso di originalità.
Negli stessi linguaggi, come codificati nell’arte, gli artisti hanno esemplarmente fuso realtà e immaginazione. Non di rado hanno alimentato quell’aspetto di mistero per cui giustamente è stato osservato che l’arte si può associare ad una sorta di «viaggio in un mondo ignoto; una sonda nelle regioni dello spirito; un sogno libero». Da questo metaforico viaggio si sono succeduti convenzionali ed estrosi processi di costruzione delle immagini prelevate, per l’appunto, dalla realtà nella sua incessante mutevolezza e dall’inesauribile leva della fantasia.
Tutto ciò ha favorito il bisogno di riflessione, come apporto indispensabile per vivere non passivamente la propria vocazione, facendo emergere la figura dell’artista.
Mimmo Rotella (1918-2006), ai più noto a livello internazionale soprattutto per i suoi dècollages, sosteneva con invidiabile disinvoltura che «l’artista è volare, cercare, trovare, inventare; fare quello che gli altri non fanno o che non sono capaci di fare».
La relazione fra realtà e immaginazione nell’arte, meglio ancora il dialogo fra realtà e immaginazione, è un tema certamente affascinante e intrigante. D’altronde l’arte si propone come tramite speciale per interpretare la realtà, ma anche per creare altri mondi, compreso l’invisibile che li caratterizza. L’artista, insomma, trasforma a suo piacimento il reale inventando nuove forme, generate dalla sua carica immaginativa. Agli artisti va attribuita la capacità di svelare con le loro distinte modalità operativa sia la realtà che l’immaginazione.
Ma cosa si intende per realtà? Di sicuro tutto ciò che ci circonda e si propone ai nostri occhi. L’elenco, lunghissimo, distingue la quotidianità, nella quale la realtà è inevitabilmente partecipe delle nostre esistenze.
Scorrendo straordinarie pagine dell’arte del passato e di tempi a noi più vicini è possibile attribuire alla vita le sembianze di un immenso specchio nel quale gli artisti hanno riflesso con varie accentuazioni formali e cromatiche le loro personali realtà.
Mi sono imposto tempi brevi, ma credo che meriti un rapido accenno il Realismo, fonte dell’arte figurativa che ogni epoca ha rappresentato con contenuti ed espressività diverse: la verità divina, tramite la concretezza delle immagini nell’arte cristiana medievale; il dominio intellettuale dell’uomo sul mondo circostante nell’epoca rinascimentale; il trionfo della chiesa durante il Barocco; la razionalità nel tempo dell’illuminismo; il bello ideale nel neoclassicismo; le pulsioni sentimentali nel Romanticismo.
Mi sono introdotto in un campo specifico della storia dell’arte ed allora non posso non citare il pittore francese Gustave Courbet (1819-1877), ritenuto il massimo esponente del Realismo. Tra i suoi riferimenti ci sono Veronese, Giorgione, Caravaggio, Velasquez, Rembrandt, Zurbaran e Franz Hals.
Così scrive Argan su Courbet: “Tutto ciò che si riteneva a priori poetico è ripudiato: il bello, il grazioso, il sentimento della natura. Courbet vuole vedere la realtà com'è, né bella né brutta: per arrivarci, non avendo altra strada, butta via tutti gli schemi, i pregiudizi, le convenzioni, le inclinazioni del gusto. Per toccar con mano la verità elimina la menzogna, l'illusione, la fantasia. Tale è il suo realismo, principio morale prima che estetico: non culto ed amore, e devota imitazione, ma pura e semplice constatazione del vero”.
Courbet, in particolare, eleva il Realismo non solo a linguaggio pittorico, ma anche a costume morale, politico, umano.
La realtà, nelle sue proposte di diversa intonazione è, dunque, protagonista da secoli nella pittura. Spesso, comunque, è abilmente filtrata dai pittori, che affermano la loro soggettività, arricchita dall’apporto della loro interiorità, spesso pervasa di ferite di varia natura.
È un gigante, al riguardo, Vincent Van Gogh, autore di un personalissimo paesaggismo che non si ferma alla riposante liricità per farne la sua visione dell’esistenza. Ecco che «i campi di grano sotto cieli turbolenti non sono una semplice rappresentazione del paesaggio olandese. bensì l’espressione di una tensione interiore, di una visione che fonde realtà e immaginazione in un unico respiro».
Anche l’immaginazione ha un ruolo egemone, che si dipana tra forme e colori che avvolgono straordinarie visioni che superano la concretezza. Il Surrealismo, come noto, va oltre la realtà, affermando concezioni personalissime del tempo. Immediato è il richiamo a Salvador Dalì, di cui ricordo la bella mostra a Palazzo Blu a Pisa, nella quale il mio sguardo si è lungamente posato sugli estrosi, deformati, orologi molli dell’originale pittore. La sua spinta immaginativa suggeriva l’esistenza di una realtà tutt’altro che rettilinea, spezzata dall’incedere del tempo. Che Dalì ha manipolato a suo piacimento mantenendo sempre la realtà come fonte ispirativa.
I surrealisti utilizzano «l’immaginazione per rivelare aspetti nascosti della realtà, per mostrarci l’invisibile, ciò che non possiamo cogliere con i soli sensi». Esperti giocolieri manovrano la realtà, trasformandola nell’indicare insolite prospettive esistenziali proprie di mondi inediti.
Leggo in un testo non firmato e condivido tale pensiero che «anche il più realistico dei dipinti, la più precisa delle sculture contiene un pizzico di immaginazione, di creatività, di invenzione. E viceversa, anche l’opera più astratta o surreale mantiene una traccia della realtà, poiché nasce da esperienze, emozioni, ricordi che appartengono al mondo concreto».
Il binomio “realtà-immaginazione” si associa al binomio “visibile-invisibile”, così attuale nell’arte contemporanea, nella quale i linguaggi del Novecento compresi nel capitolo delle avanguardie, ma anche le molteplici tendenze che si sono susseguite in qualche modo ne hanno affermato la centralità.
Anche l’opera più astratta prende “forma” da qualcosa di preesistente che l’artista trasfigura a suo modo, proponendolo ben oltre le sue apparenze.
L’arte ha, dunque, la peculiarità di esplorare la realtà, di scompaginarla per approdare nel segno della massima libertà operativa a livelli, anche estremi di immaginazione, che le intuizioni degli artisti rappresentano alimentando curiosità e infinito interesse.
L’arte, insomma, lo dimostrano anche i lavori raccolti in questa mostra, vive di realtà e di immaginazione.
Valerio P. Cremolini
Present. mostra omonima, Circolo Cult. A. del Santo, 04/10/2024.

Gloria AUGELLO

Guido BARBAGLI

Antonella BORACCHIA

Pino BUSANELLI

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Andrea DE PASQUALE

Umberta FORTI

Ombretta FRANCO

Giuliana GARBUSI

Giuliana GARBUSI

Anna Maria GIARRIZZO

Anna Maria GIARRIZZO

Enrico IMBERCIADORI

Mario MADDALUNO

Marisa MARINO

Fabrizio MISMAS

Fabrizio MISMAS

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Pier Luigi MORELLI

Pier Luigi MORELLI

Graziella MORI

Marina PASSARO

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Bianca Maria PATUZZO

Malia PESCARA DI DIANA

Malia PESCARA DI DIANA

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Maria Luisa PETRI

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