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MANLIO ARGENTI


Manlio Argenti nasce alla Spezia il 5 settembre del 1919. La sua biografia propone un duplice itinerario artistico, contrassegnato da uguale professionalità e densità di contenuti. La musica e la pittura sono le strade, strettamente parallele, su cui si è misurata la vivace creatività di Argenti, ben esemplificata dalla grandissima mole di opere assiepate nella casa-studio di via del Canaletto, stracolma dei segni della sua vorace passione artistica.

Da un lato eccellente violinista e sassofonista, intrattenitore capace e simpatico comunicatore nel muoversi per decenni tra le luci del palcoscenico e, dall’altro, insaziabile esecutore di disegni, dipinti e sculture. Giovanissimo si avvicina alla pittura, conseguendo interessanti riconoscimenti e dal 1937 è presente nelle rassegne sindacali promosse alla Spezia.

Nel 1967 progetta e costruisce originali opere intrise di congegni tecnici, di sonorità e di eloquenti contenuti sociali, esposte al “Torretto” di Pietro Livolsi; stupisce nel 1989 nella mostra, ospitata in Sala Dante, dal suggestivo titolo “Tracce mediterranee” con i suoi variopinti e primitivi Totem; stupisce, ancora, con i grandi dipinti astratto-informali e con i meticolosi collages degli anni ’60-’70 e nella rivisitazione della pittura degli antichi e così via. L’eclettismo è stato la cifra inconfondibile della sua identità.

È molto numerosa la documentazione bibliografica, rappresentata da testi critici e da articoli di stampa relativi alle mostre personali e alle numerose rassegne collettive a cui il pittore ha partecipato. Non trascurabile è stata la vicinanza dell’artista all’attività espositiva della galleria “Il Gabbiano” e del Circolo Culturale “A.Del Santo”.

Del pittore va sottolineata la spontanea generosità, concretizzata in varie donazioni. In coincidenza con la mostra antologica del 29 luglio 2005, promossa alla Palazzina delle Arti dall’Istituzione per i Servizi Culturali, Argenti ha donato al Comune della Spezia oltre cento tele, nelle quali il pittore ha rivisitato La Spezia in chiave futurista, memore della sua densa stagione riferita ai primi anni Trenta. Importanti sculture sono state, inoltre, donate al Museo Diocesano della Spezia e all’Accademia Lunigianese di Scienze “G.Capellini”.

Opere del pittore, scomparso improvvisamente il 30 gennaio 2011, sono presenti oltre che in raccolte private nella Collezione Battolini, nella Collezione della Camera di Commercio della Spezia e nella Collezione della Prefettura della Spezia.

Un ulteriore omaggio alla feconda testimonianza artistica di Argenti è stata la mostra allestita il 12 marzo 2008 nel Foyer del “Centro Allende”, dove vennero esposti centotrenta lavori informali di piccolo formato, quale inconfutabile prova dell’abilità esecutiva dell’artista e della sua capacità di improvvisare, nell’esibire un virtuosismo espressivo caratterizzato da incandescenti eruzioni di colore, sempre di buon gusto.

Testi critici

Sotto il vetro dei quadri di Argenti si accendono e si spengono, in un palpito, intermittente e ritmico, lampadine a colori: girano vorticose piccole cinghie di trasmissione; ci sono serpentine e alambicchi; oppure continenti terracquei pugnalati,sulla crosta,da razzi appena approdati. E alla base del tutto, però, una testa in metallo, semplice ed essenziale, come un feticcio delle tribù primitive. Da una bobina a nastro (e dalla bocca del feticcio),si sprigiona, registrata, una strana musica, sommessa e ossessiva,fatta di rumori di fabb­rica,di respiri asmatici,di urla acute e ancestrali. Come a significare, forse, che l'uomo più progredisce nel senso industriale tecnologico ed elettronico più si sperso­nalizza e si riporta, all'indietro,verso espressioni e lamenti primordiali. (Gino Patroni, 1967)

A una lettura meditata, l’opera di Argenti si palesa essere qualco­sa di più e di diverso dal realismo, qualcosa di più e di diver­so dal surrealismo; si tratta di un realismo comprendente il sogno, l'incubo e comunque che tende a sfuggire i limiti di qualsiasi precisa definizione. Termini estremi del suo discor­so poetico sono la vita e la morte, grandi ed eterni antago­nisti, che si combattono continuamente con l'affermazione ora dell'uno ora dell'altra, con un risultato che non ha valo­re al di là della particolarità di ogni singolo scontro cui si appone quale temporanea conclusione. (Pasquale De Luca, 1970)

Argenti è un artista artigiano nel senso più genuinamente rinascimentale del termine; c'è questa componente di duro accanito lavoro che ha, a mio avviso, più funzioni: liberare le sensazioni meno legate alla quotidianità, sconquassare le barriere fra reale e no, sconfinare nei miti, aggredire valori e disvalori, la bellezza e la bruta­lità, la dolcezza e la lussuria, con un colore che regola e chiarisce il discorso. C'è poi un ondeggiamento continuo, tutto positivo anche nelle conseguenze formali, fra attento "criterio"e intransigenza liberatoria. (Ferruccio Battolini, 1985)

Il colore diventa mezzo espressivo ed i dipinti sono più vicini ad un episodio di esplosione che di composizione, come se si sentisse il bisogno di demolire, di ripartire da zero, di liberare il visibile dalla sua incrostazione figurativa e di rituffarlo in una sostanza indistinta, magmatica, piena di fibrillazioni. (Giovanna Riu, 1988)

Così Argenti schiera i suoi personaggi in maschera fatti di rami recuperati, di legni ritrovati nell’orto e di pezzi di vigna, dove viaggi ed esperienze di una vita atipica hanno ­lasciato i loro sedimenti; nei suoi Totem c’è tutto lo stupore di chi, bambino, spiava in silenzio i boomerang, i gong, gli idoli strani portati a casa dal cugino navigante. (Mara Borzone, 1989)

Argenti non ha mai smesso di considerarsi un animatore estetico e tutto il febbrile procedere della sua vita artistica (un ampio capitolo riguarda la musica) è pervaso di tale inestinguibile tensione. Anche i rapidissimi tempi esecutivi di alcune sue opere gestuali se da un lato segnalano filosoficamente la condizione relativa del tempo, dall’altro lasciano aperta la visione volontariamente segmentata del proprio fare arte, per cui al prevedibile si sostituisce il piacere della sorpresa. Nel «nuovo» di Argenti è entrata la pittura, la scultura, la concreta comunione fra pittura e scultura e sempre l’artista è riuscito a realizzare opere dalla forma non ambigua, dispensatrici di atmosfere esistenziali piene di movimento. (Valerio P.Cremolini, 1991)

La sua casa scoppia di opere:non c'è ambiente che non sia stato colmato di sculture,di dipinti, di disegni, e non solo alle pareti, ma dappertutto. Involontariamente, l'arte ha compiuto un'invasione pacifica, allegramente infestante, proprio come fanno le piante quando si lasciano crescere spontaneamente e non si potano. È difficile infatti potare il rigoglio della vita, la bellezza dei colori, dello spirito che si incarna nella materia. Chi ci riesce forse assurge a livelli ancora più elevati, riferendosi tuttavia a una dimensione egoica che non è detto sia la migliore. Argenti ha scelto di non porre freno al bisogno di fare, di vivere intensamente ogni attimo, saggiamente carpito, dei suo tempo. (Marzia Ratti, 2005)

Nel corso degli anni Quaranta e Cinquanta, i due decenni in cui Argenti ha concentrato la sua attività di orchestrale, ha incontrato e accompagnato numerose personalità dello spettacolo italiano e internazionale. Ma tutto questo senza mai far venir meno l’attenzione per la pittura e la scultura, pratiche cui si dedica fin da giovanissimo sfruttando una dote innata e il fervida clima artistico spezzino degli anni Trenta. Resta autodidatta, nonostante la frequenza di un corso di Nudo presso l'Accademia di Belle Arti di Carrara con il maestro Antonio Berti, ma sa mettere in luce il suo talento già a diciassette anni, con la sua prima esposizione, la 1a Mostra Nazionale di Arte Dopolavorista del 1936, in cui si aggiudica una medaglia d'oro. Da lì prosegue con una lunga serie di esposizioni che gli permette un fecondo dialogo con numerosi colleghi, sempre teso a trarre il massimo da ogni rapporto e sguardo a maestri sia contemporanei che antichi. (Matteo Sara, 2005)

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