LIBERTA' E' DONNA presentazione di GABRIELLA MIGNANI con la partecipazione
Perchè abbiamo voluto intitolare questa ormai tradizionale collettiva dell'8 marzo “Libertà è donna“? L' idea è sorta spontanea, nel corso dell'ultimo direttivo, e mi sono ritrovata a riflettere sul perchè questa esigenza, di intitolare una mostra sulla donna alla Libertà, sia stata così naturale e, insieme, pressante.
Intanto, una considerazione: il sostantivo “libertà” è femminile e, poiché, a mio parere, nulla è casuale, vuol dire che l' idea stessa di libertà ha in sé qualcosa di squisitamente femminile: è un'idea, appunto, e anche idea è un sostantivo femminile.
Ciò che dico non ha niente di elogiativo, ma è solo una constatazione: purtroppo, anche guerra è un sostantivo femminile, ma questo è un altro discorso.
“Libertà è donna“ si può intendere in due modi, rimanendo nel campo dell' arte: oggettivamente e soggettivamente. L' immagine della libertà, come aspirazione sociale umana, ha spesso avuto connotazioni femminili ed è stata raffigurata come donna soprattutto dalla Rivoluzione francese in poi ( la Marianna, come rappresentazione simbolica della madre patria coraggiosa ).
Valga per tutti l' illustre esempio del dipinto di Eugene Delacroix “ La Libertà che guida il popolo “ del 1830, che costituisce, fra l' altro, il primo tentativo di riprodurre un nudo femminile ( un seminudo ) in abiti contemporanei.
Soggettivamente, la donna artista ha dovuto invece lottare per la propria libertà. Il caso di Artemisia Gentileschi mi è particolarmente caro perchè con questo tema, ho iniziato la mia attività giornalistica, parecchi anni fa, a Roma.
Come molti sanno, Artemisia fu una celebre pittrice di scuola caravaggesca, attiva nella prima metà del XVII secolo: nella città dei Papi affiancava il padre Orazio in bottega e alcuni dicono che lo superasse in bravura e che certi dipinti firmati da lui fossero in realtà opera della figlia. Ma, come spesso succede alle donne, Artemisia non passò alla storia soprattutto per la sua (indiscussa) bravura, ma per aver subito uno stupro da un collega di bottega del padre, Agostino Tassi, che venne processato e condannato.
Artemisia Gentileschi divenne così il simbolo, per molte donne, della difficile conquista di un ruolo nell' arte e, in genere, in una società dominata dagli uomini. Sebbene, infatti, la libertà sia stata spesso ritratta in sembianze femminili, le donne, invece, nei secoli, hanno dovuto lottare su molti fronti per conquistare quell' autonomia, che è un prerequisito alla piena realizzazione artistica. Né pittrici né scrittrici erano viste di buon occhio dalla società dei secoli passati e dai colleghi uomini. Inoltre, gli impegni familiari, specie per le donne non ricche, erano così pressanti da impedire spesso quella solitudine che è necessaria alla creazione dell' opera d'arte di qualsiasi genere. Di questo ha parlato magistralmente Virginia Wolf nel saggio “ Una stanza tutta per sé “, dove mette in risalto i limiti, anche materiali, alla libertà delle donne di esprimersi.
Da allora, qualcosa è cambiato, certo, ma forse non abbastanza, perchè oggi le artiste, anche se ben più numerose che in passato, sono pressate da impegni familiari e lavorativi che mal si conciliano con la libertà di perseguire le proprie ispirazioni.
Per le pittrici, che qui sono la maggioranza, è importante avere un luogo dove dipingere in santa pace, ma anche chi si dedica alla scrittura dovrebbe poterlo fare in “una stanza tutta per sé“, come appunto sosteneva Virginia Wolf.
Questo luogo, questa “stanza” materialmente e metaforicamente intesa, si può anche condividere: è il caso delle poetesse che ospitiamo stasera, che hanno deciso di mettere in comune le loro esperienze e di creare un “ Laboratorio di scrittura creativa “, dove confrontano letture e scritti in piena libertà. Un esperimento di sicuro interesse, che in questa serata dedicata alle donne , le nostre amiche hanno voluto condividere coi soci dell' Ucai e col pubblico qui intervenuto.
Ma veniamo alla collettiva di questa sera. Come sempre, i soci e alcuni pittori esterni che ospitiamo volentieri, hanno interpretato con tecniche e sensibilità diverse il tema proposto. Anche questa è libertà: l' Ucai preferisce non imbrigliare la creatività degli artisti in limiti di formato o di tecniche. Non potendo, per ovvi motivi, parlare di ogni singolo espositore, sottolineo come alcuni temi siano preponderanti: il nudo, innanzitutto, con cui probabilmente alcuni artisti hanno inteso
rendere omaggio alla figura femminile come pura bellezza e armonia, libera da stereotipi e censure; altro tema ricorrente è quello delle farfalle, simbolo universale di libertà e di evoluzione.
E poi, com'è logico, c' è la figura della donna, rappresentata in varie situazioni e nelle diverse età della vita: dalla bambina alla donna anziana, dalla borghese in salotto o in giardino, alla contadina nei campi. Molte e diverse le tecniche: acquerello, olio, pastello e persino bitume spalmato, nonché qualche scultura. In tutte le opere, mi sembra ci sia stato un impegno notevole da parte degli artisti, donne e uomini, con risultati apprezzabili e armonici pur nella loro diversità.
La vera libertà – concludo - è il senso del limite e il rispetto del nostro prossimo. Dovremmo ricordarcene, oggi, e riflettere: perchè una malintesa concezione dei diritti rischia di far precipitare la donna, e di conseguenza l' umanità intera, in nuove barbarie e schiavitù.
Gabriella MIGNANI