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FEMMINILITA' introduce Gabriella MIGNANI


“Femminilità” è il titolo della mostra che celebra, come ogni anno, la festa della Donna degli artisti cattolici.

Abbiamo scelto, questa volta, un titolo breve e emblematico, a volte abusato nel linguaggio comune: una parola di cui forse, come spesso accade, si è perso il vero significato e la sua essenza.

Cos'è, infatti, la femminilità? Tanti, a questa domanda, non saprebbero dare una risposta o, comunque, le risposte sarebbero molte e diverse tra loro. Ed è normale che sia così, perchè l'insieme delle caratteristiche che rendono una donna “femminile” sono molteplici e differenti secondo i luoghi, le epoche e le situazioni

Tuttavia, oggi mi sembra importante che la donna e l'arte riscoprano la femminilità, come modo di essere, di porsi e di rappresentare la realtà, peculiare e autonomo rispetto all' universo maschile. Assistiamo, infatti, oggi, a un pericoloso confondersi di ruoli e persino di generi, ad abusi di potere subiti e negati, a vendette tardive e, come sempre, a vendette sanguinose, che non cessano di riempire le nostre cronache.

La donna, si sa, è quasi sempre vittima: si scopre debole e impotente, priva spesso, giuridicamente, ma soprattutto socialmente, di una protezione adeguata. Ma è proprio in questo momento difficile, che l' orgoglio della femminiltà deve essere riscoperto e rivalutato.

Fare le vittime non serve: forse è necessario porsi su un piano diverso, riconoscere che qualcosa si è inceppato nel complesso meccanismo che regola le nostre vite e i nostri rapporti con gli uomini.

Anche il rapporto arte- donna, che è quello che qui più ci coinvolge, non è mai stato facile, nel corso dei secoli: in ogni campo, sia nell'ambito figurativo, che in quello della scrittura, passare da oggetto a soggetto è stata la grande sfida che le donne artiste hanno sempre dovuto affrontare.

Fu tra la seconda metà dell' Otoocento e la prima del Novecento che la creatività uscì gradatamente dalla condizione celebrativa di un establishement committente per entrare con più libertà nella vita quotidiana, toccando temi che prima erano rimasti al margine della produzione artistica: uno di questi fu la donna, spesso raffigurata nella sua femminilità più autentica, e meno mitizzata. Parallelamente al cadere dei tabù sulla raffigurazione del femminile, le donne si affermarono come autrici, soprattutto nei nuovi movimenti e nelle avanguardie del XX secolo.

Sebbene avessero finalmente ottenuto l' accesso alle accademie e fossero meno limitate dalle convenzioni sociali, le artiste, almeno nella prima metà del secolo scorso, erano però spesso ancora subordinate a una figura maschile di riferimento, un pigmalione che le traghettava verso la notorietà. Tuttavia, i progressi furono notevoli e, negli anni '30 e '40 del secolo scorso, anche la scultura cessò di essere un ambito puramente maschile.

Nel secondo dopoguerra, dagli anni '60 in poi, il femminismo influenzò notevolmente l' arte delle donne, rendendole protagoniste di sperimentazioni spesso ai limiti della provocazione.

Come simbolo di questa mostra, abbiamo scelto un dipinto di Tamara de Lempicka, artista polacca, precursore ( ricordiamo che era nata nel 1898 ) di un nuovo modello di femminiltà fuori dagli schemi in tutti i sensi.

La sua lunga e ricca esistenza ( morì nel 1980 ) le rese possibile attraversare le grandi mutazioni del secolo scorso, divenendone uno dei simboli.

Attribuita all' Art Decò, l' opera si Tamara De Lempicka si pone comunque in una zona dell' arte contemporanea difficile da definire, com' era sfuggente anche la sua personalità: la vita e l' opera dell' artista polacca sono infatti profondamente segnate da una sottile mescolanza tra maschile e femminile, che ne fa un personaggio, nel bene e nel male, precursore dei tempi.

Fu dichiaratamente bisessuale e dipinse con tratti sicuri “ come un uomo “ ( così lei amava dire ), ritraendo personaggi dell'aristocrazia europea di tutti e due i sessi, a volte persino senza veli, cosa che, per una donna era a quei tempi ( parliamo degli anni 20-30 del Novecento ) senz'altro rivoluzionaria.

Oggi, l'Ucai celebra la femminilità con una straordinaria partecipazione di artisti: segno che il tema è particolarmente sentito da uomini e donne, pittori e scultori.

L' interpretazione è stata multiforme, varia e ricca di fantasia, sia nelle tecniche che nei soggetti. Prevalgono i ritratti di donnne, con alcuni nudi, ma non mancano riferimenti più sottili e simbolici: farfalle, gatti, cavalli e persino un armadio aperto, pieno di abiti e accessori.

Le tecniche spaziano dall' acquerello all' olio e all' acrilico, al collage, alle tecniche miste.

Abbiamo poi due sculture ( Coquio e Meloni ) e un' istallazione di Rosa Santarelli.

Mi piace pensare che tutti insieme celebriamo un 8 marzo diverso, privo di retorica, ma ricco di significato e di progetti, e, perchè no, di speranza, alla vigilia di un appuntamento così importante come quello che ci attende domani come cittadini (non dimentichiamo che noi donne siamo la maggioranza e quindi, anche senza quote rosa, possiamo incidere più degli uomini sul futuro del nostro Paese).

Gabriella Mignani

Nina Meloni

Gianni FRAMARIN

Gloria AUGELLO

Maria Luisa PETRI

Anna Maria GIARRIZZO

Clelia SECCHI

Umberto BETTATI

Giuliana GARBUSI

Luigina BO

Nicol SQUILLACI

Bianca Maria PATUZZO

Maria Rosa TALIERCIO

Sergio MAUCCI

Cettina NARDIELLO

Umberta FORTI

Marisa MARINO

Guido BARBAGLI

Marina PASSARO

Enrico IMBERCIADORI

Graziella MORI

M. Filomena VORTICE

Pino BUSANELLI

Maria Pia PASQUALI

Malia PESCARA Di DIANA

Mario MADDALUNO

Pierluigi MORELLI

Rosa SANTARELLI

Alfredo COQUIO

Fabrizio MISMAS

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