PRIMAVERA,FANTASIA DI COLORI presenta Gabriella MIGNANI
Anche se un po' in ritardo sul calendario, questa mostra che si inaugura stasera vuole celebrare la primavera: meravigliosa stagione in cui, dopo la morte apparente della natura, si assiste alla rinascita lenta e graduale verso lo splendore della vita.
In primavera, tutto si rinnova ancora una volta: per chi crede, è il periodo della Resurrezione; comunque, anche per chi non crede, l'equinozio del 21 marzo segna la vittoria della luce sulle tenebre.
Non c' è da meravigliarsi che la stagione della rinascita sia stata soggetto importante sin dall'antichità nelle arti figurative. Flora, dea italica della Primavera, celebrata nell'antica Roma (ricordiamo gli immortali Lucrezio e Ovidio), ha costituito un riferimento assai diffuso per la ritrattistica femminile. Il dipinto forse più famoso, che si rifà a questi antichi riti pagani è la “Primavera“ di Sandro Botticelli. Realizzato intorno al 1480 (oggi conservato agli Uffizi), faceva forse pendant, in origine, con l'altrettanto celebre “Nascita di Venere“, con cui condivide il formato e alcuni riferimenti simbolici. Botticelli crea una forma suggestiva e anticheggiante del dipinto mitologico, influenzando in modo significativo molte creazioni pittoriche dei secoli a venire.
Quasi altrettanto famosa la Primavera di Giuseppe Arcimboldo: nel suo dipinto ( datato 1573, oggi conservato al Louvre ), che fa parte della serie di dipinti a olio “ Quattro stagioni “, la primavera è una testa di donna composta da una grande varietà di fiori, boccioli, corolle, e foglie.
Ma anche coi paesaggi, in tempi più vicini a noi, specie dopo il diffondersi della pittura en plein air, la primaìvera è stata celebrata da molti artisti.
Ricordiamo “ Le dejeuner sur l'herbe “ di Edouard Manet, dipinto a olio tra il 1862 e il '63, che rimane un caposaldo della pittura impressionista: pur non facendo riferimento esplicito alla primavera, è un quadro dove la natura diventa cornice alla placida serenità dei protagonisti ( tra cui la celeberrima donna nuda ), in un perfetto paesaggio all'aria aperta, tipico della bella stagione.
Quasi contemporaneo, Claude Monet è un pittore di grandi capolavori en plein air, alcuni dei quali dipinti nella nostra riviera di Ponente, e molti nei giardini di Givency, dove trascorse la seconda parte della sua lunga vita: per tutti, ricordiamo la Primavera e il Campo di papaveri: il primo movimentato da due figure femminili all' ombra di alberi in fiore, il secondo invece, con una composizione quasi severa e simmetrica nei toni del rosso e del verde.
Simbolo per eccellenza della Primavera, i fiori, assumono nella pittura un significato spesso ambivalente: perchè, se da un lato sono l' emblema della natura rigogliosa, dall' altro, se recisi ( come sovente sono rappresentati nelle nature morte ) simboleggiano la brevità e la fragilità della vita. Il vaso di fiori, in questo contesto, sottolinea il contrasto fra la vita terrena e quella ultraterrena.
E infatti, molti dei quadri in mostra stasera hanno per oggetto i fiori: da soli o nel contesto di paesaggi, essi rimangono uno dei simboli preferiti dagli artisti che, nel rigoglio della bella stagione, ignorano o sottintendono volutamente il loro simbolo di caducità.
Tra i colori scelti dai nostri bravi espositori, prevale l' azzurro, com' è logico, ma non mancano originali cromatismi in rosso e persino un monocromo verde.
Anche la musica – ricordiamo - ha celebrato la Primavera in più modi e tempi: dalle Quattro Stagioni di Vivaldi, alla “Sagra della Primavera “ di Stravinsky, ai moderni cantautori: Battisti con “ I giardini di marzo “ , De Andrè con “ La canzone del maggio “ (dedicata al '68, che ebbe inizio, cinquant' anni fa, col “maggio francese”), tanto per citare qualcuna delle numerosissime composizioni che inneggiano al trionfo della bella stagione.
Gabriella Mignani